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1 luglio 2025 • 00:00

Questi lavori monocromatici differiscono dalla produzione consueta di Stefano Tubaro. L’artista sente la necessità di valorizzare gli strumenti e i materiali utilizzati all’inizio della sua attività di fotografo, quando la tecnica analogica richiedeva modalità e processi di lavoro particolari. Stefano Tubaro decide di riappropiarsi di questi oggetti inutilizzati e archiviati in laboratorio, per rivivere il senso di queste presenze negli Ossequi. Tutto si configura in modo nuovo. Deposti su carta fotosensibile i vecchi caricatori, le diapositive, le bacinelle, le pinze, le pellicole imprimono tracce regolari, si strutturano in composizioni geometriche potenti e di grande significato. Scaturite da una serie di azioni sistematiche, ordinate e complesse, direttamente collegate al fenomeno preso a simbolo dell’epoca analogica, esse descrivono un cambiamento ancora in atto in Stefano Tubaro, vissuto dall’interno della sua dimensione processuale. L’artista vuole ridare valore alle azioni precise del fenomeno analogico per evocarle come metodo anche nel digitale; compito arduo l’agire rispettoso dell’importanza fondativa delle esperienze passate. La molteplicità dei contributi, la correlazione di eventi disparati che si legano strettamente gli uni agli altri, compiono metamorfosi, creano nuova bellezza anche nelle Stanze Fotogeniche. L’inclusione, difficilmente distinguibile degli Ossequi, risulta necessaria. Preziosa ora come allora.

1 luglio 2025 • 00:00

Questi lavori monocromatici differiscono dalla produzione consueta di Stefano Tubaro. L’artista sente la necessità di valorizzare gli strumenti e i materiali utilizzati all’inizio della sua attività di fotografo, quando la tecnica analogica richiedeva modalità e processi di lavoro particolari. Stefano Tubaro decide di riappropiarsi di questi oggetti inutilizzati e archiviati in laboratorio, per rivivere il senso di queste presenze negli Ossequi. Tutto si configura in modo nuovo. Deposti su carta fotosensibile i vecchi caricatori, le diapositive, le bacinelle, le pinze, le pellicole imprimono tracce regolari, si strutturano in composizioni geometriche potenti e di grande significato. Scaturite da una serie di azioni sistematiche, ordinate e complesse, direttamente collegate al fenomeno preso a simbolo dell’epoca analogica, esse descrivono un cambiamento ancora in atto in Stefano Tubaro, vissuto dall’interno della sua dimensione processuale. L’artista vuole ridare valore alle azioni precise del fenomeno analogico per evocarle come metodo anche nel digitale; compito arduo l’agire rispettoso dell’importanza fondativa delle esperienze passate. La molteplicità dei contributi, la correlazione di eventi disparati che si legano strettamente gli uni agli altri, compiono metamorfosi, creano nuova bellezza anche nelle Stanze Fotogeniche. L’inclusione, difficilmente distinguibile degli Ossequi, risulta necessaria. Preziosa ora come allora.

1 luglio 2025 • 00:00

Questi lavori monocromatici differiscono dalla produzione consueta di Stefano Tubaro. L’artista sente la necessità di valorizzare gli strumenti e i materiali utilizzati all’inizio della sua attività di fotografo, quando la tecnica analogica richiedeva modalità e processi di lavoro particolari. Stefano Tubaro decide di riappropiarsi di questi oggetti inutilizzati e archiviati in laboratorio, per rivivere il senso di queste presenze negli Ossequi. Tutto si configura in modo nuovo. Deposti su carta fotosensibile i vecchi caricatori, le diapositive, le bacinelle, le pinze, le pellicole imprimono tracce regolari, si strutturano in composizioni geometriche potenti e di grande significato. Scaturite da una serie di azioni sistematiche, ordinate e complesse, direttamente collegate al fenomeno preso a simbolo dell’epoca analogica, esse descrivono un cambiamento ancora in atto in Stefano Tubaro, vissuto dall’interno della sua dimensione processuale. L’artista vuole ridare valore alle azioni precise del fenomeno analogico per evocarle come metodo anche nel digitale; compito arduo l’agire rispettoso dell’importanza fondativa delle esperienze passate. La molteplicità dei contributi, la correlazione di eventi disparati che si legano strettamente gli uni agli altri, compiono metamorfosi, creano nuova bellezza anche nelle Stanze Fotogeniche. L’inclusione, difficilmente distinguibile degli Ossequi, risulta necessaria. Preziosa ora come allora.

1 luglio 2025 • 00:00

Questi lavori monocromatici differiscono dalla produzione consueta di Stefano Tubaro. L’artista sente la necessità di valorizzare gli strumenti e i materiali utilizzati all’inizio della sua attività di fotografo, quando la tecnica analogica richiedeva modalità e processi di lavoro particolari. Stefano Tubaro decide di riappropiarsi di questi oggetti inutilizzati e archiviati in laboratorio, per rivivere il senso di queste presenze negli Ossequi. Tutto si configura in modo nuovo. Deposti su carta fotosensibile i vecchi caricatori, le diapositive, le bacinelle, le pinze, le pellicole imprimono tracce regolari, si strutturano in composizioni geometriche potenti e di grande significato. Scaturite da una serie di azioni sistematiche, ordinate e complesse, direttamente collegate al fenomeno preso a simbolo dell’epoca analogica, esse descrivono un cambiamento ancora in atto in Stefano Tubaro, vissuto dall’interno della sua dimensione processuale. L’artista vuole ridare valore alle azioni precise del fenomeno analogico per evocarle come metodo anche nel digitale; compito arduo l’agire rispettoso dell’importanza fondativa delle esperienze passate. La molteplicità dei contributi, la correlazione di eventi disparati che si legano strettamente gli uni agli altri, compiono metamorfosi, creano nuova bellezza anche nelle Stanze Fotogeniche. L’inclusione, difficilmente distinguibile degli Ossequi, risulta necessaria. Preziosa ora come allora.

1 luglio 2025 • 00:00

Il cibo, la verdura, le uova e alcuni oggetti emblematici come il mattone in terracotta e i libri, protagonisti della serie Controfigure, sono analizzati come fossero persone, ritratte con le loro caratteristiche fisiognomiche e caratteriali. La lettura di queste nature morte varia grazie all’influenza e al numero delle sorgenti luminose colorate, che accentuano le potenzialità di ogni soggetto che emerge e satura lo spazio buio. Operare in analogico ha richiesto sperimentazioni e verifiche impegnative, in particolare nella scelta delle tempistiche e del numero dei multiscatti, operati con tecniche personali. Giocare sapientemente con queste variabili, in diretta e non in postproduzione, ha permesso a Stefano Tubaro di ottenere effetti poetici emotivamente ed esteticamente coinvolgenti. A seconda dell’intento e dell’esposizione dei colori (più intensi o eterei), l’artista ha ottenuto equilibri e contrasti di ombre in grado di modellare spazi e dialogare con gli oggetti nella loro interezza. L’indaco, le sfumature accese dei rosa e dei verdi, le trasparenze dell’azzurro elettrico e i riverberi delle fonti di luce, creano narrazioni e sapori inattesi, nutrimenti per l’animo umano.

1 luglio 2025 • 00:00

Il cibo, la verdura, le uova e alcuni oggetti emblematici come il mattone in terracotta e i libri, protagonisti della serie Controfigure, sono analizzati come fossero persone, ritratte con le loro caratteristiche fisiognomiche e caratteriali. La lettura di queste nature morte varia grazie all’influenza e al numero delle sorgenti luminose colorate, che accentuano le potenzialità di ogni soggetto che emerge e satura lo spazio buio. Operare in analogico ha richiesto sperimentazioni e verifiche impegnative, in particolare nella scelta delle tempistiche e del numero dei multiscatti, operati con tecniche personali. Giocare sapientemente con queste variabili, in diretta e non in postproduzione, ha permesso a Stefano Tubaro di ottenere effetti poetici emotivamente ed esteticamente coinvolgenti. A seconda dell’intento e dell’esposizione dei colori (più intensi o eterei), l’artista ha ottenuto equilibri e contrasti di ombre in grado di modellare spazi e dialogare con gli oggetti nella loro interezza. L’indaco, le sfumature accese dei rosa e dei verdi, le trasparenze dell’azzurro elettrico e i riverberi delle fonti di luce, creano narrazioni e sapori inattesi, nutrimenti per l’animo umano.

1 luglio 2025 • 00:00

Il cibo, la verdura, le uova e alcuni oggetti emblematici come il mattone in terracotta e i libri, protagonisti della serie Controfigure, sono analizzati come fossero persone, ritratte con le loro caratteristiche fisiognomiche e caratteriali. La lettura di queste nature morte varia grazie all’influenza e al numero delle sorgenti luminose colorate, che accentuano le potenzialità di ogni soggetto che emerge e satura lo spazio buio. Operare in analogico ha richiesto sperimentazioni e verifiche impegnative, in particolare nella scelta delle tempistiche e del numero dei multiscatti, operati con tecniche personali. Giocare sapientemente con queste variabili, in diretta e non in postproduzione, ha permesso a Stefano Tubaro di ottenere effetti poetici emotivamente ed esteticamente coinvolgenti. A seconda dell’intento e dell’esposizione dei colori (più intensi o eterei), l’artista ha ottenuto equilibri e contrasti di ombre in grado di modellare spazi e dialogare con gli oggetti nella loro interezza. L’indaco, le sfumature accese dei rosa e dei verdi, le trasparenze dell’azzurro elettrico e i riverberi delle fonti di luce, creano narrazioni e sapori inattesi, nutrimenti per l’animo umano.

1 luglio 2025 • 00:00

Il cibo, la verdura, le uova e alcuni oggetti emblematici come il mattone in terracotta e i libri, protagonisti della serie Controfigure, sono analizzati come fossero persone, ritratte con le loro caratteristiche fisiognomiche e caratteriali. La lettura di queste nature morte varia grazie all’influenza e al numero delle sorgenti luminose colorate, che accentuano le potenzialità di ogni soggetto che emerge e satura lo spazio buio. Operare in analogico ha richiesto sperimentazioni e verifiche impegnative, in particolare nella scelta delle tempistiche e del numero dei multiscatti, operati con tecniche personali. Giocare sapientemente con queste variabili, in diretta e non in postproduzione, ha permesso a Stefano Tubaro di ottenere effetti poetici emotivamente ed esteticamente coinvolgenti. A seconda dell’intento e dell’esposizione dei colori (più intensi o eterei), l’artista ha ottenuto equilibri e contrasti di ombre in grado di modellare spazi e dialogare con gli oggetti nella loro interezza. L’indaco, le sfumature accese dei rosa e dei verdi, le trasparenze dell’azzurro elettrico e i riverberi delle fonti di luce, creano narrazioni e sapori inattesi, nutrimenti per l’animo umano.

1 luglio 2025 • 00:00

Il cibo, la verdura, le uova e alcuni oggetti emblematici come il mattone in terracotta e i libri, protagonisti della serie Controfigure, sono analizzati come fossero persone, ritratte con le loro caratteristiche fisiognomiche e caratteriali. La lettura di queste nature morte varia grazie all’influenza e al numero delle sorgenti luminose colorate, che accentuano le potenzialità di ogni soggetto che emerge e satura lo spazio buio. Operare in analogico ha richiesto sperimentazioni e verifiche impegnative, in particolare nella scelta delle tempistiche e del numero dei multiscatti, operati con tecniche personali. Giocare sapientemente con queste variabili, in diretta e non in postproduzione, ha permesso a Stefano Tubaro di ottenere effetti poetici emotivamente ed esteticamente coinvolgenti. A seconda dell’intento e dell’esposizione dei colori (più intensi o eterei), l’artista ha ottenuto equilibri e contrasti di ombre in grado di modellare spazi e dialogare con gli oggetti nella loro interezza. L’indaco, le sfumature accese dei rosa e dei verdi, le trasparenze dell’azzurro elettrico e i riverberi delle fonti di luce, creano narrazioni e sapori inattesi, nutrimenti per l’animo umano.